A proposito di niente, o come passare un weekend con Woody Allen

“A proposito di niente” (ed. La Nave di Teseo) è la tanto attesa autobiografia di Woody Allen, e senza ombra di dubbio è una delle autobiografie più belle e divertenti che abbia mai letto.

Ironico, schietto, creativo, ansioso, paranoico, inconcludente, pessimista, racconta la sua vita personale e professionale saltando da un argomento all’altro senza mantenere un filo logico – ma del resto a 84 anni puoi tranquillamente permetterti di fare quello che ti pare, no? Del resto parliamo di una persona che giudica cosi la sua vita: “Alcuni vedono il bicchiere mezzo vuoto, altri lo vedono mezzo pieno. Io ho sempre visto la bara mezza piena”. Già la genesi del libro potrebbe sembrare uno strano intreccio di avvenimenti di uno dei sui film.

Tralasciando le faide famigliari e le successive prese di posizione di Hachette, l’editore americano, va riconosciuto a Elisabetta Sgarbi il merito di esser riuscita con La nave di Teseo, editore indipendente, a bypassare completamente ogni forma di censura e uscire a metà aprile rispettando gli accordi con l’autore con l’ebook dell’autobiografia (scelta anomala, ma in realtà durante la quarantena c’è mai stato qualcosa di normale?!) Ma tornando al libro, è un memoir sempre in bilico tra l’atteggiamento ironico e autodenigratorio del cineasta, leggero, ma non per questo superficiale, suddiviso fondamentalmente in due grandi sezioni.

La prima, quella più divertente, che vi terrà incollati al libro e non vi farà mai smettere di ridere, è incentrata sulla descrizione dei primi anni di Allen, gli esordi come comico, l’inizio della sua folgorante carriera nel cinema, i suoi film, gli incontri, simpatie, antipatie e le sue infinite conquiste femminili – lo sapevate che era un tombeur de femmes? Parla della sua infanzia di giovane ebreo ateo a Brooklyn, il rapporto con la famiglia, i pomeriggi al cinema con la cugina, quelli in cui inizia a sognare – “Non voglio la realtà, voglio la magia” dice, e, incredibile ma vero della sua passione e bravura negli sport.

E ancora, gli esordi come comico, l’avvio della carriera cinematografica, la prima moglie, gli aneddoti con attori, altri registi e personalità del suo mondo, l’incontro con la meravigliosa Diane Keaton. Tante le tematiche inserite, spesso sono le stesse che ricorrono nella sua filmografia, ma un paio sono quelle che colpiscono maggiormente perché fanno emergere la incredibile umiltà di un artista che secondo me ha dato prova più di una volta nella sua carriera di non essere esattamente un tipo ordinario. Prima di tutto, una che spiazza. L’eterno insicuro e, passatemi il termine, sfigato cronico, ribadisce tantissime volte che nella sua carriera è sempre stato baciato dalla fortuna (anche con le donne!!).

I fan di Allen sanno che quello del Caso è uno dei topoi più famosi della sua opera, l’esempio più lampante è in Match Point, un film geniale, per me il più bello tra i suoi ultimi lavori e sicuramente il più interessante tra quelli girati lontano da NY: “Chi disse: “Preferisco avere fortuna che talento”, percepì l’essenza della vita. […] A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro. Con un po’ di fortuna va oltre e allora si vince. Oppure no e allora si perde.” Tantissime le passioni del cineasta in diversi ambiti; la letteratura, il jazz, il clarinetto.. la cultura di Allen è impressionante e non manca mai di ribadirlo nel testo, un po’ come non mancano mai citazioni colte nei sui film.

Altra considerazione è quella sui suoi lavori. Ha all’attivo una cinquantina di film, di cui parla con leggerezza e ironia, e di cui racconta aneddoti e curiosità. Ad esempio: lo sapete che non rivede mai le sue opere? Che non legge mai recensioni? E, soprattutto, ci credete se vi dico che dichiara di non aver mai girato un vero capolavoro e di essere ancora alla ricerca del suo più grande film? Onestamente gli suggerirei di guardare un paio di suoi lavori per rivedere questo giudizio…

La seconda parte è quella più incredibile e difficile da leggere: dopo anni Allen ha finalmente l’opportunità di parlare della relazione con la Farrow e dire la sua sul presunto caso di molestie alla figlia di Mia Farrow, Dylan, e dedica tantissimo spazio alla vicenda. Per gli amanti del gossip sarà oro, io onestamente non mi sarei dilungata così tanto ma immagino volesse togliersi qualche sassolino dalle scarpe dopo trent’anni.

Ora, sicuramente il punto di vista è quello del regista, e altrettanto certo è che sono talmente fan di Allen da non riuscire a concepire l’idea che sia effettivamente colpevole, ma ne esce indubbiamente l’immagine di uomo innocente e al contempo quella di una Farrow cinica, che vuole colpire l’ex compagno trascinando nella vicenda anche i figli. Per dirla con le sue parole: “Se faccio un passo indietro, devo dire che è stato molto divertente vedere tutta quella gente scalmanarsi per aiutare una squilibrata a realizzare la sua vendetta. Non sarebbe una cattiva idea farne una satira”. Insomma, dati alla mano, sembra che sia stata una macchinazione della Farrow che mirava a danneggiare Allen perché si è sentita tradita dopo aver scoperto la relazione del filmaker newyorkese con una delle figlie adottive, Soon Yi. (Tra l’altro, piccolo inciso: Allen e Soon Yi sono insieme da trent’anni, e con lei ha raggiunto la serenità a cui ha sempre ambito e le parole che dedica all’attuale moglie sono sempre dolcissime).

Comunque se non fosse già abbastanza evidente, lasciatemi dire che sono convinta al 100% della sua innocenza, e ritengo scandaloso che la fama di un artista del suo calibro venga danneggiata da accuse del genere. E da donna ci tengo anche ad aggiungere che Allen si dichiara assolutamente a favore del movimento MeToo, di uno dei fautori è il figlio Ronan, che ha vinto il Pulitzer per le sue inchieste giornalistiche – e che ha fatto saltare l’accordo con l’editore americano per la pubblicazione. Per tutti i fan di Allen, questo libro rappresenta l’occasione di conoscere meglio un uomo geniale, e per tutti quelli della mia generazione è un modo di scoprire film grandiosi che forse non hanno mai visto (mi rendo conto che non sono tutti vecchi dentro, come la sottoscritta).

Alla fine, nella carrellata di film da Prendi i soldi e scappa a Manhattan, da Annie Hall fino a Un giorno di pioggia a New York… quale film di Woody correrete a rivedere dopo questo libro?

a cura di Eleonora Scialo

XOXO
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