Bistrò 3544… “innovative touch” dal gusto metropolitano

Gourmet Majid nasce come progetto di scelta per giovani chef, con l’assegnazione di premi finali affinchè, un gesto naturale come il mangiare, diventi un gesto culturale, creando un momento di piacere sociale legato alla convivialità.

Ed è cosi che il progetto Gourmet Majid incontra la cucina e l’accoglienza del Bistrò 3544 a Lumino.  Il Ristorante aperto da pochi mesi, ha già riscosso notevole successo sul territorio quale eccellente realtà dove primeggia la buona cucina e la cura dei dettagli.

Si viene accolti in un ambiente dinamico e innovativo diretto da Fabio Dondi.  Il servizio in sala é professionale e ben preparato, con quel suo “innovative touch” dal gusto metropolitano. Un progetto innovativo nel cuore del ticino che strizza l’occhio alle grandi metropoli.

Bistrò 3544, così come la cucina proposta dallo Chef  è un mix perfetto di innovazione e amore per il  territorio. Il giovane chef 31enne Antonio Di Nallo vanta un cv con esperienze di grande livello come ad esempio l’Antica Pesa a New York, il The Ned a Londra e lo Sheraton Hotel a Milano.

Ricca e ben curata la carta dei vini, con una vasta scelta di etichette locali e internazionali. Con grande attenzione alle pietanze scelte, ci è stato consigliato un Rosso del Ticino “San Vigilio 2019” di Gianfranco Chiesa, che ha accompagnato la nostra “gourmet experience”.

I piatti sono curati e gli ingredienti accuratamente ricercati. Lo chef vuole cosi valorizzare gli ingredienti del territorio con degli abbinamenti delicati e raffinati. Ben curata la presentazione dei piatti. Abbiamo potuto assaporare ed apprezzare la qualità delle portate di carne, punto di eccellenza della loro cucina.

A fine servizio chiediamo l’attenzione dello Chef e cogliamo così l’occasione per porre al giovane Antonio Di Nallo, alcune domande salienti:

Un curriculum che l’ha vista in importanti realtà internazionali da Roma a Londra passando per New York e molto altro ancora. Ci racconti in breve queste prestigiose esperienze.

Alla base di tutte le mie esperienze c’è l’amore per le cucine inesplorate e la possibilità di viaggiare quanto più possibile, portandomi dietro un pezzo importante da aggiungere al mio background. Ho iniziato un pò tardi, intorno ai 20 anni, ed avevo voglia di recuperare il tempo perso andando a lavorare nei posti più interessanti e che mi permettessero di formarmi come chef. Per questo nelle mie scelte ho sempre puntato a cucine che avessero un’anima ben precisa. Inoltre mi piace scoprire posti e culture nuove, e farlo da semplice turista non è stato mai abbastanza per me, ho sempre voluto calarmi un pò più a fondo in quello che facevo. Riguardando ora il percorso che ho fatto, mi piace molto pensare che ogni città rappresenti una fase della mia vita che è andata ad evolversi di volta in volta. Dalla frenesia e la voglia di emergere nella città che non dorme mai, dall’apertura culturale londinese fino alla maturità mentale scaturita in Svizzera interna, ogni città è stata un riflesso del modo in cui ero. Sono estremamente legato ai posti in cui sono stato e per fortuna queste esperienza le porto con m e anche nelle cucine in cui lavoro.

Quando è nato il suo grande amore per la cucina?

E’ sempre stato nel mio DNA, anche mio nonno veniva da una famiglia di ristoratori romani, ma il momento X in cui ho capito che volevo farne una professione è stato in Canada, a Montreal. Ero partito con i libri di farmacia prendendomi una pausa dagli studi; facevo il tester di videogiochi e cercavo di arrotondare lavorando in una cucina italiana del posto. Lì lo chef, un ex allievo di Marchesi, mi ha fatto innamorare di ogni istante speso in cucina, anche quelli più duri. Non ci ho pensato due volte a spendere quello che avevo guadagnato per iscrivermi all’Accademia di cucina a Roma, e da lì è partito tutto.

Ristorante “Bistrò 3544” una realtà giovane ma già ben conosciuta nel territorio per la qualità dei piatti. Quali le portate più richieste?

Siamo veramente giovanissimi e stiamo cercando di farci conoscere mettendoci l’anima. La più grande soddisfazione è che stiamo crescendo anche grazie alla bellissima pubblicità che i clienti ci fanno. Chi entra per la prima volta da noi torna sempre a trovarci e diventa parte della nostra famiglia. Quanto alle proposte, il carrello delle carni, con diverse tipologie e frollature và sempre alla grande. Quando ti si presentano al tavolo con pezzature giganti di Toro, Manzo, Wagyu ecc. diventa difficile resistere, soprattutto avendo la possibilità di scegliere la quantità ed il taglio. Anche se, da buon italiano, continuo a divertirmi maggiormente con i primi: il risotto alla milanese con burro acido e foie gras rimane il best seller.

 

L’importanza dei prodotti del territorio, incide in modo rilevante nelle sue creazioni?

Incide ed anche significativamente. lo mi sento ospite di un territorio che continua ad essere super accogliente e positivo nei miei confronti e dunque non mi sento di dover stravolgere il modo di mangiare tradizionale del ticinese. Piuttosto cerco di far tesoro delle esperienze acquisite nell’alta cucina, utilizzando i sapori conosciuti del territorio e prodotti a km zero, come i salumi della Mesolcina, formaggelle ticinesi o vini maturati in botti di legno luminese. In questa maniera cerchiamo di trovare un filo comune che lega i gusti della signora di 70 anni a quelli del ragazzo di 20. Cerco di mascherare una cucina gourmet giocando con la familiarità che alcuni piatti evocano.

Quale il vero segreto del successo della sua cucina?

Innanzitutto l’amore per il mio mestiere: passo 80% della mia giornata a pensare alla cucina, a leggere articoli o guardare documentari e video delle nuove tendenze. E poi l’umiltà, non dovremmo mai scordarci che lavoriamo per il cliente e non per noi stessi, dunque la nostra ricerca dovrebbe essere mirata a quello che alle persone potrebbe piacere, non a quanto potremmo essere fighi servendo cose mai viste o sentite. Sono apertissimo alla sperimentazione purché non sia fine a sè stessa.

Domanda di rito a conclusione di questa piacevole intervista che rivolgiamo ai grandi chef: Quale consiglio dà Antonio Di Nallo ai giovani che sognano di diventare chef? 

Investite su voi stessi finché siete giovani, andate a lavorare per i migliori senza pensare al guadagno, che in futuro la vita sicuramente ti restituirà tutto indietro. E soprattutto essere curiosi ed avidi di conoscenza, il mondo va troppo veloce e se non si rimane al passo è finita. Quindi comprate libri, abbonatevi a riviste e spendete il vostro tempo per informarvi. Il nostro non è un semplice mestiere, se non lo fai con amore è inutile iniziare.

Il Rendez-vous è ovviamente firmato… Bistrò 3544

Per saperne di più @ Bistrò 3544

 

Articolo a cura di  Massimo Basile

Direttore Editoriale  

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XOXO
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