Collezione Iannaccone apre le porte con Miart

Anche quest’anno è tempo di Miart, la fiera d’arte moderna e contemporanea di Milano giunta alla 26° edizione, che propone a collezionisti italiani e stranieri la scoperta di opere d’arte in un arco di tempo che va dai primi del novecento fino ai giorni nostri. Nel rinnovare l’intento di un dialogo fra artisti e galleristi, la 26° edizione è fissata dall’1 al 3 aprile.

In occasioni come questa, la capitale lombarda è sempre un palcoscenico di iniziative in movimento e, fra le più interessanti in tema d’arte, spicca l’apertura al pubblico della raccolta d’arte contemporanea della Collezione Giuseppe Iannaccone fissata per sabato 2 aprile presso lo studio legale dell’omonimo avvocato e collezionista. Nota al grande pubblico per la raccolta d’arte fra le due guerre che ha all’attivo mostre, fra le altre, alla Triennale di Milano e all’Estorick di Londra, nonché due pubblicazioni con Skira, la Collezione Iannaccone ha in realtà un solo vero nucleo: l’animo umano e l’esplorazione del cuore nei suoi più profondi meandri fatti di verità, dolore, sentimenti e intima quotidianità.

E il corpus dedicato all’arte contemporanea non è da meno, visto il rapporto con l’arte in continua evoluzione del suo artefice che si fa guidare da emozioni e gusto personali, caratterizzati da appassionata intensità e complessità intellettuale. Se la collezione è iniziata con opere tutte italiane di maestri storicizzati come Gianfranco Ferroni, Piero Guccione e Giuliano Vangi, adesso l’attenzione si è spostata su talenti di ultima generazione, soprattutto internazionali, che colgono e raccontano in anticipo rispetto agli altri contraddizioni e sentimenti dei nostri tempi, seppur diversi dal nostro vivere. In fondo la forza dell’arte sta anche nel permettere di capire e provare emozioni palpitanti in altre dimensioni di tempo e spazio che non abbiamo mai vissuto.

E’ così che Giuseppe Iannaccone ha portato in Italia artisti promettenti come Paulina Olowska, che non si vedeva da tempo nell’allestimento della collezione e che viene rispolverata in concomitanza dell’esposizione, e come Hernan Bas. Fra le acquisizioni più recenti spiccano Piotr Uklanski e Allison Zuckerman, mentre tra le new entry protagoniste dell’esposizione in corrispondenza di Miart ci sono Dunn, Mitchell, Muholi e Dogan.

Kyle Dunn anima le sue tele con tinte sgargianti e le enfatizza combinando il tradizionale trompe-l’oeil con tecniche di basso rilievo, esaltando la tridimensionalità delle forme e con esse la profondità delle sfumature di colore. Un linguaggio visivo tutto suo che punta sulla sinuosità, mentre i volumi nettamente definiti e lo spazio geometrico ben calcolato rimanda a colpo d’occhio alle suggestioni del linguaggio metafisico di Giorgio De Chirico. Primo fotografo afroamericano a scattare una copertina per Vogue, Tyler Mitchell è diventato in poco più di tre anni corteggiatissimo da brand del lusso per le sue immagini vivide e spontanee che inneggiano ad un’utopia nera fatta di serenità, immancabilmente inglobate nella comunicazione inclusiva che parla soprattutto ai post-millenial.

Artista e fotografa – si definisce sul suo profilo Instagram “visual activist” – ma soprattutto attivista per i diritti della comunità LGBT, la sudafricana Zanele Muholi ha irrotto in Italia prendendo parte alla Biennale di Venezia tre anni fa. I suoi scatti dall’eleganza formale sono stati protagonisti di una monografica appena terminata a Berlino.

La giornalista e artista curda Zehra Dogan ha fatto dell’arte lo strumento della resistenza politica del suo popolo. Figure femminili, enormi occhi neri, seni prosperosi e capelli corvini intrecciati animano le sue opere, su tele e su tappeti sfibrati e laceri, fra i materiali della sua resistenza in carcere. Imprigionata nel 2017, ha scontato tre anni di carcere per aver rappresentato la distruzione di Nusaybin con bandiere e carri armati turchi come mostri sulle rovine, episodio che mobilitò l’opinione internazionale pubblica e soprattutto la comunità degli artisti. Banksy le dedicò un murale a New York.

La Collezione Giuseppe Iannaccone strizza l’occhio a coloro che esprimono con forza il proprio messaggio, soprattutto donne, neri, omossessuali e coloro che sono stati in passato emarginati dal mondo dell’arte. Ciò che li accomuna è un qualcosa di diverso, qualcosa di originale, qualcosa che trasmetta calore umano, non importa se bello o brutto. Pittura, scultura, disegno, ma anche fotografia e video-art, la collezione negli anni si è arricchita con gli esiti più innovativi dell’arte contemporanea.

Collezione Giuseppe Iannaccone

2 aprile 2022, ingresso su invito

 

Articolo a cura di Dafne Ambrosio

 

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Allison ZuckermanArteCollezione IannacconeCulturaMiartPiotr Uklanski

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