C’era una volta una principessa, un’icona, un’attrice. La perfezione della grazia che si incarna nella realtà, di nome e di fatto. Con solo cinque anni di vita sotto i riflettori di Hollywood e undici interpretazioni rimaste nella storia della settima arte, Grace Kelly si è ritagliata di diritto un posto fra le più celebri star del cinema stilata dall’American Film Institute, complice il suo stile innatamente aristocratico.
Da regina delle scene a principessa di Monaco, il suo matrimonio nel 1956 con il principe Ranieri III, il matrimonio del secolo per antonomasia, segnò definitivamente il suo ritiro dalle scene, sebbene i copioni continuassero ad arrivare ed altrettanto puntualmente fossero rimandati indietro causa rigida opposizione del consorte. E nella stessa Cattedrale ne furono celebrate le esequie, quando nel 1982 la favola su spezzata dal tragico incidente d’auto con la principessa alla guida e la figlia Stéphanie al fianco, salvatasi miracolosamente.
Grace Patricia Kelly nasce a Philadelphia, in una famiglia di origini irlandesi cattolica tradizionalista, tassello quest’ultimo che si rivelerà fondamentale per le nozze che salvarono il principato dall’annessione alla Francia. Il padre John Kelly, carismatico, bellissimo e milionario self-made-man, fu per sempre il suo punto di riferimento: sua la frase passata agli annali “Mia figlia per sposarsi non deve pagare nessuno” rifiutandosi di pagare la dote, salvo poi ripensarci e mettere mano al portafoglio. A sostenerla nelle sue ambizioni artistiche fu però lo zio paterno George, commediografo vincitore di un premio Pulitzer.
Protagonista esordiente nel western di “Mezzogiorno di Fuoco” con Gary Cooper nei panni dello sceriffo, impossibile non notarla per la sua figura eterea. Ma lei non era una debuttante qualunque, ai provini si presentava in tailleur e guanti bianchi, folgorando Sir Alfred Hitchcock di cui divenne musa indiscussa e che coniò per lei l’ossimoro “ghiaccio bollente”, a indicare quell’alchimia di distacco algido e calda sensualità: la Kelly ricopre infatti sotto la sua regia il ruolo della lady sofisticata dal portamento solenne, non per questo priva di espressività e fascino passionale.
Indimenticabili le pellicole, nonché gli outfit, girate con il maestro della suspense, da lei stessa annoverate tra le esperienze più gratificanti della sua vita: da “Il delitto perfetto” alla celebre “La finestra sul cortile” fino a “Caccia al ladro” che la porterà, insieme al fascinoso e scaltro Cary Grant, in quella stessa Costa Azzurra che dall’anno successivo sarebbe diventata la sua nuova dimora. All’appello non manca neanche la statuetta dell’Oscar, arrivata con l’interpretazione drammatica ne “La ragazza di campagna” accanto a Bing Crosby.
Fu lei, la principessa Grace, la chiave di volta che contribuì a rendere Monaco un luogo d’élite ambito dalle celebrità, di soggiorno e di vacanza, alimentandone, fra gli altri, la spinta immobiliare. Del resto lei principessa era nata, come aveva esclamato per primo Frank Sinatra.
a cura di Claudia Chiari
