La fotografia di pensiero… sulle orme di Franco Fontana

La rete neurale tra il pensiero e l’immagine é un flusso di coscienza che porta in auge attimi sviscerati dalle più recondite perdizioni neuronali. La fotografia é un valore aggiunto, va vissuta con entusiasmo, creatività, rischio, esprimendosi per quello che si pensa, testimoniando come pretesto quello che si vede.

Essa rivela la presenza dell’intelligenza, è una nota distintiva della personalità fatta di emozione, invenzione, fantasia, versatilità. È un pensiero avventuroso che fa a pezzi le regole. È aperta a nuove esperienze, è in continua ricerca di risposte sempre nuove interpretando il mondo che ci circonda e le sue innumerevoli e disparate variopinte situazioni testimoniandole e spiegandole in modo sconvolgente, differente da quel quotidiano ripetitivo che si conosce assumendosi la responsabilità dei risultati.

Fotografi non si nasce, si diventa, si nasce con un potenziale che bisogna esprimere. Al concetto di tecnica fotografica, infatti, va a sovrimporsi quello di composizione, quindi l’identità del fotografo. Non è sufficiente guardare, occorre guardare con gli occhi che vogliono vedere e capire con il pensiero per credere in quello che si sta guardando. Tutto ciò che si fotografa non sono immagini ma è una riproduzione di noi stessi. È estrapolando l’IO, quello che realmente si é, reinventando una realtà diversificandola da quello che siamo abituati a vedere ed esternando la parte vergine della nostra personalità che si concretizza l’autofecondazione tra immagine e pensiero. Così nasce il concetto di autore. Essere un autore significa avere un’identità. Prima di diventare bisogna essere ed essere vuol dire esprimersi per quello che si é, ecco come si costruisce uno stile.

Stile significa arte ed arte significa quello che sei. Il fotografo si risolve nelle sue fotografie e diventa lui stesso la fotografia, dovrebbe sempre annullarsi davanti al soggetto che va a fotografare tanto da rivelare al mondo quello che porta dentro, quindi la fotografia é anche possedere, é un atto di conoscenza.

Ogni fotografo possiede quello che scatta. Esiste nell’autore dello scatto un istinto che precede l’intuizione creativa che gli consente di esprimere la sua fecondità e di donarsi completamente in quel momento. Possiamo affermare che anche in fotografia esiste il colpo di fulmine nell’attimo in cui il fotografo illumina e concepisce quello che vede. Lo scatto non illustra, non imita ma interpreta diventando la ricerca di una verità ideale.  Da qui il concetto di fotografia creativa che non riproduce ma coglie, rende visibile l’invisibile e l’invisibile va inteso come la contropartita segreta del visibile. La fotografia creativa esprime l’esistenza, la scienza e la coscienza, non si può spiegare, é il fotografo che con la sua impronta gli dona un significato.

L’immagine fotografica non dovrebbe essere spiegata, ognuno interpreta in funzione di quello che porta dentro. Non è possibile dare un significato oggettivo ad uno scatto. In una foto di pensiero é espresso quello che il fotografo sente, che pensa. Un’immagine scattata in un preciso luogo si può riprodurre analogamente in altri luoghi ma la fotografia creativa si distingue poiché trascende dalla forma per riversarsi nel pensiero di chi scatta reinventando un reale nella realtà oggettiva. Si incorre, allora, nel concetto di fotografia astratta, ma non esiste l’astrazione in fotografia, è il pensiero del fotografo che è astratto perché un obiettivo fotografico registra sempre una verità, una realtà, é l’interpretazione che diventa astrazione, il fotografo reinventa su quello che egli vede.

Questa verità astratta, questo pensiero astratto, é il motore di un caos che ognuno di noi porta dentro di sé ed é questo che fa partorire ogni volta una verità diversa nelle nostre immagini reinventandoci continuamente per non cadere nell’abitudine e nel déjà-vu. Concetto che ben esprime Otto Steinert, famoso fotografo tedesco, il quale afferma che la creazione fotografica assoluta nel suo aspetto più libero rinuncia ad ogni riproduzione della realtà perché riprodurrebbe il visibile, quindi reinventare la realtà non in un modo diverso, ma in un modo creativo, poetico, riproponendo quello che già si conosce in un modo differente da quello che si è abituati.

 

 

Il colore, in fotografia, è un movimento che genera vita, è anche una sensazione fisiologica, un’interpretazione psicologica, emozionale.  È un modo e un mezzo di conoscenza e per questo fondamentale. La chiavi dell’esistenza sono il colore e la forma ed in fotografia si cerca di esprimerle nello spazio in correlazione con tutto ciò che é coinvolto in esso che non è ciò che contiene ma ciò che emerge in relazione ad esso.

Le fonti dell’arte sono l’entusiasmo e l’ispirazione. La vitalità è una parte importante per l’immaginazione, chi non immagina amputa la parte creativa del pensiero, è più facile ragionare razionalmente che immaginare e creare, chi è ancorato al ragionamento sente le vertigini davanti al cambiamento eppure bisogna cambiare sempre per rimanere quello che si è, proprio come fa la natura.

Infine la geometria.  Nella fotografia, essa é l’espressione razionale di un pensiero divergente che vuole trasmettere un equilibrio delle parti. Tali confluenze sono esimie libertà di espressione perfetta nel suo essere tanto da riconoscersi come arte.

 

Articolo a cura di Antonia Dolce

Photo Credits Dario Basilio

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