Mari del Buono, giochi di colore che parlano di te

L’arte si rinnova e scopre una impersonalità che parla di te, che stai guardando il quadro. È questo il potere della pittrice Mari Del Buono, un’artista “impersonale”

Se chiedessimo a mille persone di indicarci la loro opera d’arte preferita, molto probabilmente otterremmo mille risposte diverse. Questo, perché a delineare il gusto personale e la scelta di un quadro non è semplicemente la mera tecnica ma il nostro legame che si viene a creare con quell’opera. Un’opera che parla di noi, spettatori che guardiamo un’opera e ci sentiamo inspiegabilmente attratti da lei. È questa l’idea di arte della pittrice Mari Del Buono, una donna che ama definirsi “un’artista impersonale” e non ha para di sperimentare con colori e stili diversi che non parlano di lei ma dello spettatore.

Iniziamo dal principio: come è nata la sua passione per l’arte e la pittura?

Io sono sempre stata creativa, fa parte di me. Ho sempre organizzato delle grandi cene, ogni volta diverse in ogni dettaglio: tovaglie, decorazioni… abbiamo anche un palco ed adoro organizzare uno spettacolo diverso per gli ospiti! Il tutto, senza catering o aiuti, ho sempre organizzato tutto da sola per tante persona, anche più di duecento. Per quanto riguarda la pittura, invece, ho visto una mia amica creare con elementi di recupero un’opera piuttosto banale e venderla ad una cifra veramente assurda. Per me l’arte deve essere accessibile e parlare alla gente, permetterle di acquistarla e portarla a casa. Così, ho preso un pezzo di plexiglass e l’ho decorato con cristalli Swarovski e ho inventato un quadro. Un noto architetto lo ha visto e lo ha trovato interessante, voleva assolutamente sapere chi fosse l’autore. Io pensavo che scherzasse ma era serio… così è iniziata la mia avventura come pittrice.

La sua arte è forte, emotiva; come la descriverebbe e chi è l’artista che l’ha influenzata di più?

La definirei “impersonale”, e come tale non è influenzata da nessun artista, perché sarebbe un po’ come copiare qualcun altro. Per me è importante essere libera, mentre creo. Libera nei tempi, nei modi; libera dalle influenze e dalle emozioni. Solo così posso creare un quadro che sia unico, proprio perché pieno di energia che passa attraverso di me ma non parla di me: parla dello spettatore, come se fosse uno specchio.

Lei rappresenta un bellissimo mix di diversi stili, tecniche e punti di vista: c’è un fil rouge che le lega?

Mi hanno detto che sembra che siano state dipinte da più mani, perché sono molto diversi ma non so come sia possibile. Ogni opera è a sé, arriva da sola ed io la devo solo mettere su tela. Uso Swarovski, cortecce e altri materiali ma i protagonisti dei miei quadri sono i colori: sono loro il fil rouge delle mie opere. Giochi di colore che creano forme armoniose, sempre rotonde che trasmettono qualcosa allo spettatore, creando un’empatia con loro, arricchendosi a vicenda di nuovi significati.

Dove espone le sue opere?

Ho esposto a Milano, Strasburgo, Svizzera, Augusta, Gallarate, Russia… Avevo anche in programma New York e Dubai ma poi è arrivata la pandemia. Per il futuro, non pensiamoci ora: vediamo cosa arriverà, pensiamo a vivere minuto per minuto.

Qual è la reazione che le piacerebbe cogliere nello sguardo degli osservatori?

Empatia. È quello che spero di cogliere negli occhi di un osservatore. Mi piacerebbe che entrasse e si relazionasse con un quadro, qualunque esso sia. È in quel momento, che un quadro e il suo osservatore si incontrano, che io posso dare all’opera un nuovo significato.

I protagonisti della sua ultima mostra, “Re-Awakening: Light, Color and Soul” sono i colori. Come possono risvegliare i nostri sensi? Cosa ci comunica attraverso essi?

Io non comunico, attraverso i colori. Quando dipingo, non scelgo in anticipo i colori, li prendo istintivamente, in maniera inconscia. In questa maniera si creano delle unioni inaspettate. Per me, anche la luce è molto importante: basta buio e dolore, quelli li conosciamo o li conosceremo tutti, prima o poi. La luce ed i colori possono risvegliare l’anima, andando a lavorare con l’irrisolto che c’è dentro ognuno di noi e risvegliarlo.

Risvegliarlo da cosa, secondo te?

Dal pensiero. Quando pensiamo, occupiamo la nostra mente di tante informazioni. Alcune, come dove stiamo andando, dove abitiamo e altre cose così, sono fondamentali mentre altri pensieri ci ottenebrano la mente e appesantiscono l’anima e ci impediscono di vivere appieno il momento, apprezzare la bellezza di un fiore, ad esempio.

Abbiamo detto che la sua arte è impersonale ma ha mai pensato ad un autoritratto? Come sarebbe?

No, non ci ho mai pensato e onestamente non lo farei, non è da me. Non mi piace dipingere le persone, una volta ho dipinto una donna e le ho fatto un occhio solo! Questo perché non mi esprimo con l’arte molto figurativa ma mi rispecchio, appunto, con le emozioni, che sono forme libere e colorate, armoniose. Tuttavia, se dovessi scegliere un colore che mi rappresenti, sarebbe il bianco, unito a qualche altro.

Per saperne di più @ Mari del Buono Art  

Articolo a cura di Silvia Giorgi

 

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