Maserati Boomerang, concept eterno

Siamo negli anni 70 ed il mondo del car design vive un’autentica rivoluzione. Lasciate le linee morbide e fluide si esplorano geometrie ardite fatte di superfici levigate e linee tese. Maserati è un marchio già affermato nel mondo, le sue auto da corsa e le sue granturismo sono segno di eleganza e sportività. Giorgetto Giugiaro ed Aldo Mantovani sono alla ricerca di visibilità per far crescere ulteriormente la loro giovane azienda: la Italdesign fondata nel 1968.

Il talento di Giugiaro è già esploso, prima alla carrozzeria Bertone con splendide vetture di produzione e con concept car da sogno tra cui la Testudo e la Canguro e poi alla Ghia con la Mangusta e la Ghibli, ed ancora con la sua Italdesign dove la Manta, l’ Iguana e la Tapiro hanno già catturato l’attenzione. Una mano felice che con la sua matita fa la differenza. Alla Italdesign partono gli studi per la creazione di un coupé’ fuori dagli schemi, sia per le soluzioni stilistiche che tecniche da presentare al salone di Torino del 1972. Il risultato è spettacolare e si chiama: Maserati Boomerang.

Nella vista laterale la vettura si presenta con il parabrezza fortemente inclinato, una linea unica con il cofano anteriore, sul quale è presente una grafica blu con il tridente Maserati. Il bassissimo padiglione lascia cadere i montanti inclinati velocemente verso la coda, con due piccoli ed eleganti spoiler perfettamente integrati nello stile del volume posteriore, che fungono anche da dissipatori di calore. Sul fianco la vetratura sdoppiata con una parte sopra la linea di cintura ed una sotto apribile per la ventilazione dell’abitacolo. Due piccole prese d’ aria con una grafica blu e le iniziali “77” due GG stilizzate che rimarcano la firma di Giorgetto Giugiaro.

Tutto il volume della vettura è conformato a prisma, con i montanti fortemente inclinati, verso la parte alta del padiglione e con superfici piegate verso i sotto porta. Una linea orizzontale corre lungo tutto il perimetro dividendo nettamente la vettura in due volumi come un diamante. La zona posteriore con fanali dal disegno modernissimo sviluppati in larghezza ed i quattro scarichi quadrangolari integrati nella carrozzeria. Gli splendidi cerchi in lega con quattro fori rettangolari a rilievo che discendono verso la zona centrale concava.

Una copertura sporgente sovrasta il cofano motore sotto il quale si cela il poderoso 8 cilindri della Ghibli di 4,7 litri di cubatura in grado di sviluppare una potenza di 310 cv e spingere il prototipo alla velocità di 300 km/h. Ma se l’esterno è estremo l’interno non lascia spazio alle banalità. Il volante integra tutta la strumentazione al suo interno. Infatti la corona è incernierata nella grande palpebra, che emerge da una plancia a sviluppo orizzontale. Il tunnel molto elegante con la cortissima leva del cambio ed i rotori per le regolazioni. I sedili praticamente in posizione rasoterra sono stati disegnati come delle chaise longue raccordate al pavimento, contornate dai piccoli pannelli porta con disegno a coste verticali.

Presentata in forma statica al Salone di Torino del 1972, la Boomerang rompe gli schemi cambiando i paradigmi del design automobilistico. Dopo cinque mesi la vettura marciante viene portata al Salone di Ginevra del 1973, con qualche piccolo affinamento nella strumentazione e nei comandi del tunnel centrale, dettate più da esigenze pratiche che stilistiche. La Maserati Boomerang resterà un esercizio di stile e darà spunti per altre vetture che Giugiaro porterà in produzione anni dopo. Nel 1974 viene ceduta ad un privato, nel corso degli anni cambia ancora proprietà e viene esposta ai più grandi concorsi di eleganza in giro per il mondo, finché non viene battuta all’ asta nel 2015 per la somma di € 3.335.000

Una concept car semplice e geniale come tutte le auto disegnate da Giorgetto Giugiaro, assolutamente Maserati nel suo modo di essere e nella sua eleganza mai ostentata. Dopo quasi mezzo secolo siamo ancora a parlare di lei, perché le opere d’ arte sono senza tempo e la Boomerang lo sarà ancora a lungo.

Articolo a cura di Antonio Erario

XOXO
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