Mi chiamo Craig, Daniel Craig

Un Bond, quello di Daniel Craig, del tutto diverso da quello a cui Sean Connery, Roger Moore e Pierce Brosnan ci avevano abituati. Da impeccabile, raffinato, carismatico e seducente, con il reboot della serie avviato nel 2006 con “Casino Royale”, l’agente 007 di Ian Fleming muta in maniera radicale: cupo, violento, crudo e allo stesso tempo profondamente in contatto con un’umanità sofferta e fragile, spogliato della sua invincibilità e capace di lasciare il lavoro di spia per le donne di cui si innamora.

L’ingaggio del biondo attore inglese dal fisico scolpito e dalla mascolinità pronunciata scatenò una vera e propria insurrezione, nonché la nascita del sito Daniel Craig Is Not Bond, che tradotto nell’odierno linguaggio social sarebbe un hashtag da trending topic su Twitter.

Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi. E così è stato per far sbarcare l’agente doppio zero nell’universo opaco dominato dalle ombre del 21° secolo. Una scelta coraggiosa di stravolgimento che inizia dalla sequenza gunbarrel, per la prima volta contestualizzata da una sparatoria in un bagno pubblico, dando poi inizio ai titoli di testa. Camicia aperta e una totale noncuranza per il suo Vodka Martini segnata da un brutale “Cosa vuole che me ne freghi” rivolto al barman del Casino del Montenegro che gli domanda se lo preferisce agitato o mescolato.

E ancora. Incarcerato dai propri demoni e dilaniato nell’anima, lo uniscono alla Bond Girl di “Quantum of Solace” (2008) vendetta, dolore e disperazione e non l’attrazione fisica. Nella successiva e celebre pellicola di “Skyfall” (2012), scandita dall’omonima canzone da premio Oscar di Adele, Bond-Craig è fuori forma al punto da non passare i test psicofisici per essere riammesso ai servizi segreti, affronta i suoi demoni in uno scontro che ricorda il rapporto fra Batman e Joker, cade e si riscatta. In “Spectre” (2015), la storica organizzazione criminale, è una spia consumata dalla vita, un aquilone che volteggia in un uragano, come lo definisce il personaggio del Re Pallido.

E con “No Time To Die”, Daniel Craig appende lo smoking al chiodo. Il capitolo numero venticinque della fortuna saga prodotta da Barbara Broccoli, è previsto nelle sale per la primavera 2021 dopo dodici mesi di attesa a causa di una pandemia che sembra non dare tregua. Bond si è dato al quieto vivere in Giamaica dopo aver lasciato il servizio, quando viene interrotto da un agente della CIA (Jeffrey Wright) per seguire le tracce di un misterioso villain (Rami Malek), armato di una nuova letale tecnologia.

Gli inseguimenti rocamboleschi, rigorosamente a bordo dell’insostituibile Aston Martin, marchio di fabbrica fin dal 1964 con Missione Goldfinger, godono del paesaggio italiano della bella Matera e dei suoi Sassi.

Siamo ciò che siamo: eroici cuori infiacchiti dal tempo e dal fato, ma forti nella volontà di combattere, cercare, trovare e non cedere mai. Nelle parole del poeta Alfred Tennyson citate da M sta l’essenza del nuovo Bond.

Articolo edito da Claudia Chiari

XOXO
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