Monte Bisbino: a spasso tra storia, leggenda e natura

Lei veniva da Sagno, lui da Cernobbio. Svizzera e Italia uniti in segreto da due giovani innamorati costretti, per vedersi in questi giorni, a scavalcare le montagne fin oltre 1300 metri trasgredendo a tutte le raccomandazioni socialmente imposte. È un amore di contrabbando quello che converte temporaneamente il Monte Bisbino in luogo fuorilegge, complice di uno dei peccati più umani. Cielo primaverile, sole caldo come il cuore, docili colline ancora acerbe di chiome: un forte abbraccio, una passeggiata mano nella mano, qualche confidenza e un bacio pieno di promesse, lungo fino al prossimo appuntamento qui. Fino a che il mondo non sarà tornato sano e loro liberi d’incontrarsi senza più confini che li separi.

È solo un’immagine di fantasia, un sogno ad occhi aperti che questo periodo amaro mi suggerisce. Eppure potrebbe essere realtà. Perché il bel Monte Bisbino, al confine tra la provincia di Como e il Canton Ticino, non è solo una tra le mete escursionistiche più invitanti del mendrisiotto ma anche un territorio di passaggio, di scambio e d’incontro strategico tra due Nazioni. Storicamente, infatti, tutta la Valle di Muggio ha avuto una grande importanza, innervata com’era da antiche strade che collegavano il lago di Lugano con la Val d’Intelvi e il Lago di Como. E ancora oggi tutta la dorsale di colline è un intrico di sentieri e mulattiere che furono molto battute nell’Alto Medio Evo. Il Monte Bisbino è diventato protagonista di questo scenario naturale durante la Prima Guerra Mondiale, nel 1916, con l’occupazione militare da parte italiana. Sembrava che potesse rappresentare un punto fortemente strategico e, per fortificarne la cima, fu costruita una strada che, in parte, si sovrapponeva alle antiche mulattiere.

Sulla vetta vennero costruite solide fortificazioni per una lunghezza di due chilometri, creando così un’ideale linea di confine che s’arrampicava fino al Santuario della Beata Vergine, parte della Linea Cadorna, che dal Lago Maggiore arrivava al Lago di Como. Ancora oggi, attorno alla vetta del Monte Bisbino si trovano trincee e gallerie non accessibili, eredità e testimonianza di una lunga serie di fortificazioni che avrebbero dovuto contrastare un eventuale attacco da parte della Svizzera. In realtà, la Linea Cadorna non fu mai utilizzata dal punto di vista militare.  Fu invece il contrabbando a portare alla ribalta il Monte, durante l’epoca del tabacco, dal 1948 al 1973, periodo in cui il commercio illegale di sigarette era molto redditizio. I contrabbandieri salivano lungo le mulattiere e raggiungevano Valleggia vicino alla Sella Cavazza, per proseguire verso la cima del Bisbino, passare in Italia, attraversare la Valle della Colletta o la Valle Vesporino e scendere fino a Cernobbio o a Moltrasio. Il viavai era faticoso ma fitto, pericoloso ma eccitante, proibito ma possibile.

Molto più agile e spensierato il tragitto che avrebbero fatto i miei immaginari giovani innamorati, riuniti in un luogo incantevole all’insaputa del mondo. Chiunque oggi avesse desiderio di spingersi fin quassù e si trovasse a camminare lungo quelle vecchie mulattiere protette dagli alberi avrebbe la sensazione di camminare nel passato, un passato incorniciato da una natura straordinaria e condito da un silenzio perfetto. È attorno ai 1244 metri che, senza nemmeno accorgersene, si attraversa il confine di Stato e proseguendo inerpicandosi di buona lena tra i grossi sassi e le tortuose radici degli abeti, si raggiunge la vetta del Monte Bisbino, in pieno territorio italiano. Qui, oltre al Santuario, si trovano un ristorante e una stazione meteorologica, ovviamente temporaneamente sigillati ai viandanti per altro assenti o rarissimi.

È piuttosto faticoso l’ultimo tratto ma vale davvero la pena arrivare fin qui. Si ha il privilegio di abbracciare con un solo colpo d’occhio tutto un paradiso: la Valle di Muggio con la verde dorsale del Dosso Bello e di Caviano, il Monte Rosa con le sue bianche cime, un ampio scorcio del lago di Como e, verso nord, il Sasso Gordona. Poco oltre, i dolci declivi della Valle di Muggio che si allungano verso la Vetta del Monte Generoso, con un Fiore di Pietra piccolo piccolo visto da qui. Insomma, sarebbe un quadro perfetto per un incontro d’amore, anche se galeotto. Ma il Monte Bisbino una sua storia immaginaria ce l’ha davvero. È una leggenda, secondo la quale tantissimi anni fa due malandrini avevano rubato le campane del Santuario della Beata Vergine per ricavarne un bel gruzzolo vendendole in Svizzera. Tuttavia, arrivati in zona Piai, uno dei ladri preso da rimorso decise di riportare la campana al Santuario.

L’altro furfante imperterrito tuonò: “Piuttosto che risalire la montagna preferisco sprofondare dove mi trovo!” Ed ecco che in quell’istante il terreno si aprì sotto i suoi piedi facendolo sprofondare nelle viscere della terra. La suggestione è accresciuta dal fatto che quel solco esiste davvero e qualche fantasioso (più di me) sostiene che, ascoltando attentamente, si possano sentire di tanto in tanto i flebili rintocchi della campana suonata dal ladro morto. Ma è talmente pregno di poesia questo luogo ameno che preferisco credere all’incontro tra due innamorati. E immaginare di sentire i sospiri dei loro baci trasportati dal vento primaverile che carezza dolcemente la cresta del bel Monte Bisbino…

Articolo a cura di Paola Cerana

XOXO
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