Star si nasce, David Beckham si diventa

Scrivere ciò che non sia stato già scritto o detto non è cosa scontata, se il soggetto si chiama David Beckham. E per quello che su di lui debba essere ancora svelato, è in arrivo la docu-serie Netflix: un retroscena sui coniugi Beckham con tanto di foto e filmati inediti, nonché ritagli di giornale e registri scolastici collezionati con orgoglio dall’icona del calcio fin dagli esordi, quando appena sedicenne fu convocato dal Manchester United. Non mancheranno neppure i commenti di ex compagni di squadra, fra cui Cristiano Ronaldo, e dei figli Brooklyn, Romeo, Cruz e Harper.

Ma procediamo con ordine. Prima di diventare il brand David Beckham, David come tutte le stelle inizia a brillare e lo fa sul campo da calcio dove il suo talento è fuori discussione, tanto che in suo onore si dice “punizione alla Beckham”. Tecnicamente centrocampista, nonché capitano della propria Nazionale, sbarca al Real Madrid nel 2003 quando il rapporto già turbolento con l’allenatore Alex Ferguson culminò con un tiro di scarpino negli spogliatoi e due punti di sutura sopra l’occhio dello Spice Boy. Poi sarà la volta di Los Angeles con i L.A. Galaxy, del Milan e del Paris Saint-Germain con cui appenderà le scarpe al chiodo nel 2013, dopo vent’anni di onorata carriera. Il secondo tempo lo gioca da imprenditore: è attualmente proprietario dell’Inter Miami CF e fondatore di Footwork Management.

Decisamente “due cuori e una capanna” non fa al caso di David e Victoria, e così ogni cambio di squadra scandiva un evento mediatico colorato dai desideri dell’ex Posh Spice che, come darle torto, ha bandito dal dizionario il verbo accontentarsi. Ben rappresentativa del loro concetto di casa è una proprietà avuta per quasi due decenni nell’Hertforshire, una reggia con un numero indecifrato di stanze e bagni, palestra, piscina, studio di registrazione, opulenza a base di marmi e velluti, eliporto e 24 acri di terreno che le valsero il soprannome di Beckingham Palace.

Ultimo arrivato nel loro portfolio immobiliare, valutato oltre 60 milioni di sterline, è l’appartamento a Miami nel grattacielo superlusso firmato Zaha Hadid; ma il vero gioiello sono i tre piani di palazzo vittoriano a Holland Park nel cuore di Londra dove abitano attualmente, parentesi Covid-19 a parte per la quale c’è il cottage di campagna nelle Cotswolds, dove già promettono di superarsi con tanto di lago e isola artificiali.

Che Becks abbia vinto anche alla lotteria della bellezza è cosa evidente, per quanto lui continui ad aiutare la genetica fra allenamento, regime alimentare, skincare e uno stile che detta tendenza. Specie quando era calciatore, ogni nuovo look di capelli, e non sono stati pochi, era notizia da prima pagina.

Firma collezioni, è testimonial e all’occorrenza modello – Giorgio Armani lo scelse per primo per una campagna pubblicitaria di intimo rimasta negli annali – ha una linea di profumi con il suo nome e ha realizzato una linea uomo con L’Oréal, House 99. In sintesi, l’universo oltre il campo da calcio è la fetta consistente delle sue entrate. Hollywood non poteva non notarlo, anche se lui ha ceduto solo per piccoli ruoli, forse complice l’amicizia con Guy Ritchie.

È il punto di riferimento dei figli, tanto da essere il prescelto per la didattica a distanza ai tempi del coronavirus. Per il suo appoggio all’UNICEF è stato insignito nel 2003 dalla Regina Elisabetta II del titolo di Officer of the Order of the British Empire, mentre la carica di Lord è sfumata per timori di elusione fiscale dell’agenzia delle entrate. Ma in fondo se l’Inghilterra non avesse la Famiglia Reale avrebbe comunque i Beckham.

Articolo a cura di Claudia Chiari

 

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