Umberto Pelizzari, profondo come il mare

Alto, biondo, sempre sorridente. Una di quelle persone che stanno simpatiche d’istinto, senza nemmeno conoscerle e che, soprattutto, ispirano fiducia. Lo ricordo così, quando in gioventù frequentavamo la stessa palestra, a Busto Arsizio. Lui è Umberto Pelizzari, recordman mondiale di apnea, ma allora, per noi di Busto, era semplicemente “l’Umberto”. Quella L con apostrofo indicava la spontanea famigliarità che trasmetteva ma anche qualche cosa di speciale, di unico. L’unicità di una persona che, evidentemente, racchiudeva già in sé la grandezza – o meglio la profondità – del suo futuro. Un futuro fatto di mare, di abissi e di limiti da oltrepassare.

Solamente dopo aver letto il suo recente libro: Con la forza del respiro, edito da Sperling & Kupfer, ho scoperto chi fosse veramente quel ragazzo che si divideva tra gli allenamenti, gli studi e gli amici. Ovviamente, letto il libro, l’ho contattato, sperando di poter fare due chiacchiere con l’uomo di mare nato a Busto Arsizio. Puntuale è arrivata la sua disponibilità a raccontarsi. La sua è la storia di chi si è sempre confrontato con i limiti. Pare inverosimile che proprio l’acqua fosse un suo primo limite: da piccolo ne aveva paura, persino sotto la doccia. Per superare questo blocco venne iscritto a un corso di nuoto e da quel momento il suo destino si profilò cristallino. Erano gli anni della rivalità tra Enzo Maiorca e Jacques Mayol, quando per la prima volta ciò che era stata solamente una folle pratica acquatica divenne un’attività agonistica internazionale: l’apnea. Voglio capire cos’è per Umberto l’apnea. Un termine che alla maggior parte di noi evoca la mancanza di respiro, mentre per lui ne è la forza, il controllo dell’afflato vitale.

Il fascino dell’apnea somiglia a quello che la danza riesce a esercitare su chi la guarda e ancor di più su chi la pratica. Un’esperienza di perfetta armonizzazione tra il corpo e la mente, di ideale sintonia tra dinamismo e meditazione, di abbandono totale di noi stessi al ritmo ancestrale del nostro essere più profondo e autentico. Come nella danza, non basta la tecnica, la bravura nell’esecuzione di passi e figure e l’eleganza delle forme. Solo chi fa risuonare il proprio corpo e la propria anima come uno strumento al servizio della musica può capire fino in fondo il senso della danza. Allo stesso modo, l’immersione in apnea diventa un inno all’armonia. Il mare sta all’apnea come la musica sta alla danza.

Dalle sue riflessioni emergono molte suggestive analogie, in fondo l’esperienza dell’apneista somiglia alla vita di tutti i giorni. E suona drammaticamente attuale questa affinità, alla luce dell’emergenza epidemica che ci ha costretto a confrontarci con i nostri confini esistenziali.

Respirazione, rilassamento, pressione e compensazione sono prove o momenti con i quali, più o meno consapevolmente, tutti noi abbiamo a che fare nella quotidianità. Il lavoro, le relazioni, la preoccupazione di non essere all’altezza delle aspettative … Tutte esperienze che hanno a che fare con limiti, personali e interiori, collettivi e condivisi.

I suoi primi maestri gli hanno insegnato molto su come concepire, affrontare e superare i limiti. Primo Maiorca, il quale, sfidando le leggi della fisiologia per cui non fosse umanamente possibile scendere sotto i 50 metri, sosteneva candidamente “impossible is an opinion!” E aveva ragione. Altrettanto dicasi di Mayol, che insegnò a Umberto a non dare troppo peso alle sentenze dei medici. Meglio imparare ad ascoltare il proprio corpo e soprattutto la propria mente.

Il collage professionale di Umberto si snoda indissolubilmente allacciato a quello umano e ascoltandolo si ha la sensazione di essere trasportati, insieme a lui, a meno 150 metri sotto il mare come fosse la cosa più naturale, diventando un tutt’uno con l’acqua. È un dialogo con se stessi, un lungo tuffo nell’anima, perchè non si scende in apnea per vedere, ma per guardarsi dentro.

Dai primi respiri trattenuti seduto al banco alla scuola elementare fino ai suoi incredibili record, resta un comune denominatore: l’umiltà oltre la sfida, la semplicità oltre il successo, la bellezza di essere fedele a se stesso anche con gli altri. Nonostante i riflettori internazionali l’abbiano, con merito, elevato a mito degli abissi, Umberto ha sempre mantenuto quella naturalezza che lo contraddistingueva sin da ragazzo. Anche per questo, forse, ha saputo cogliere il momento perfetto per salutare il campione e proseguire il suo cammino di uomo. Sono un “coltivatore di sogni”: ogni anno faccio un bilancio di tutto ciò che sono riuscito a fare nel corso dei dodici mesi trascorsi, ma metto sempre in cantiere nuovi progettiMolti mi hanno chiesto che cosa spinge un campione a dire basta. Nel 2001, a Capri, con i –131 metri in assetto variabile, ho chiuso la mia carriera sportiva di apneista. Era il momento giusto. È stata la consapevolezza che tutte le belle storie hanno un inizio e una fine.

Proseguono gli insegnamenti e le numerose amicizie, come quella con il rivale Pipín, ma anche con i membri dei team che di volta in volta hanno accompagnato Umberto negli allenamenti e nelle gare. Perchè in acqua non si è mai soli. Sott’acqua non puoi parlare eppure basta un segno per capirsi. Un rituale perfetto, senza bisogno di parole.  Proseguono anche i sogni. La sua Apnea Academy, costituita nel 1995 insieme ad alcuni amici, è una realtà che aiuta a realizzare i sogni di chi ambisce a praticare la stessa passione di Umberto. Insegnare come si fa è l’ultimo dei problemi. Molto più difficile è insegnare agli istruttori come relazionarsi alle persone che vogliono imparare e devono scegliere a chi affidarsi. Se non si riesce a catturare l’anima, il cuore, il pensiero, la curiosità di chi chiede informazioni, se non lo si «conquista», probabilmente sceglierà qualcun altro. La bravura sta tutta qui: convincere chi ti sta di fronte che quella cosa che lui cerca tu la possiedi e gliela puoi dare. Dalla piscina di Busto Arsizio ai mari di tutto il mondo, pare davvero un sogno. Oggi sempre più aziende e agenzie di comunicazione gli chiedono di testimoniare a eventi e convention, riconoscendo in Umberto anche un bravo comunicatore, come dimostra la metafora con cui vado a chiudere.

“Una volta un uomo stava camminando sul bagnasciuga quando notò un monaco chino sulla sabbia, intento a raccogliere qualcosa e a gettarlo nell’oceano. L’uomo si avvicinò e gli chiese: «Che cosa state facendo?» Il monaco alzò gli occhi e rispose: «Sto gettando nell’oceano le stelle marine. La marea le ha lasciate qui a morire». L’uomo fece correre lo sguardo lungo la costa che si perdeva a vista d’occhio, poi disse: «Ma non vedete per quante miglia si estende la costa e quante stelle marine si sono arenate? Il vostro gesto non potrà fare la differenza». Il monaco ascoltò educatamente, poi gettò un’altra stella marina in acqua e disse: «Ha fatto la differenza per quella»”.

Ecco che interviene Umberto: Questo mio libro non cambierà l’umanità, mai ho pensato che lo potesse fare, ma se, dopo averlo letto, deciderete di iniziare un percorso diverso… be’, sarete le mie stelle marine ributtate in mare! Semplice e profondo. Come un tuffo nel blu.

Articolo a cura di Paola Cerana

XOXO
signature
AttualitàImmersioniIntervistaPaola CeranasportUmberto Pelizzari

Sempre alla ricerca dell’ eccellenza nell’ arte, nel design, nel mondo che parla ITALIANO. Amiamo raccontare storie straordinarie di artigiani e creatori dei prodotti del Made in Italy. Giorno dopo giorno, noi di Rinascimento Magazine condividiamo con i nostri lettori il fascino e il gusto unico e straordinario delle eccellenze Italiche. Siamo noi, Rinascimento Magazine: la vetrina Italica sul mondo. Benvenuto e buona lettura.

Copyrights © 2023 Rinascimento Magazine by MB Media Consulting. All Rights Reserved.

Copyrights © 2023 Rinascimento Magazine
by MB Media Consulting. All Rights Reserved.

Previous
Gourmet Majid 2023 premia lo Chef Salvo Sanfilippo
Umberto Pelizzari, profondo come il mare