In un cassetto della mia mente ho conservato una frase che mi disse mio papà: “tu non ti accontenti mai”. La sua accezione (positiva) riferiva alla mia curiosità infantile di capire, cercare informazioni, incrociare dati e notizie al fine di appagare la mia sete di sapere per poi passare all’argomento successivo…che naturalmente era a tema automobilistico. Se facessi un equazione di quanti alberi sono serviti per tutte le riviste e libri passati nelle mie mani…penso che Greta mi toglierebbe il saluto per qualche settimana. Spesso riprendo qualche volume o rivista che ho nel mio piccolo archivio casalingo.
Personalmente favorisco i libri alle informazioni “usa e getta” di Internet, perché la carta mi trasmette ancora emozioni autentiche. Settimana scorsa ho ripreso un depliant di un’Alfa 33 (non la 33 Stradale di Franco Scaglione) ma quella di Ermanno Cressoni, ammirando quanta audacia c’era nel disegno degli esterni e degli interni e quanto evolutiva fosse nello stile rispetto alla Alfasud che aveva sostituito. Non che l’Alfasud fosse brutta…anzi…perché a mia volta ho pensato a quanto moderna fosse l’Alfasud nei primi anni 70 e quanto fosse avanti il concetto di Giorgetto Giugiaro. Viaggiando con la mente vado alla Fiat 850 Vanessa e a quanto sono ancora attuali le sue soluzioni stilistiche, era il 1966 ed era stata disegnata da Giugiaro.
Si parla spesso di Marcello Gandini per la Miura, la Carabo e la Stratos zero, ma qualcuno di voi se la ricorda la Runabout, la piccola barchetta su meccanica della popolare A112? Nel mio pensiero prende il largo la storia immensa della Bertone, portando alla luce auto come la Volvo Tundra che ha fatto da apripista alla BX. Della nuova 500 (1957/1977) sono state prodotti oltre 5 milioni di esemplari eppure “un designer che non si accontentava mai” ha preso la sua e l’ha trasformata in una versione speciale a due posti secchi denominata Zanzara, il suo nome è Ercole Spada. Quella era la sua 500, quella che non c’era e lui, se l’è letteralmente cucita addosso come un vestito. Quella stessa matita ha disegnato la Tz2.
Nel mio viaggio “torno spesso” al mio periodo modenese quando da studente visitai la Bugatti di Campogalliano in attività. Allora mi capita di riprendere il depliant della EB110 ed iniziare a sognare, ricordando le immagini, i suoni e i profumi di quella mezza giornata trascorsa nella meravigliosa fabbrica Blu. Romano Artioli ci aveva visto lungo. Più o meno nello stesso periodo con alcuni compagni di studi visitammo la fiera di Modena.
Il mio ricordo torna ad un minuscolo stand, credo scelto per ragioni di costi, dove campeggiava una scritta “Modena design”, la tenerezza di quel piccolo spazio tappezzato zeppo di disegni, erano di un giovane Horacio Pagani che guardava lontanissimo. Restammo ad osservare ma forse non avevamo minimamente capito chi avevamo di fronte. Ho ancora un piccolo pieghevole a ricordo a casa dei miei. Siete mai stati alla Pagani di San Cesario sul Panaro? Andateci perché quella azienda incarna alla lettera la frase “tu non ti accontenti mai”. Pagani è oltre.
Poco lontano un architetto sardo di nome Flavio Manzoni sforna capolavori a ripetizione e grazie anche ai suoi sogni oggi la Ferrari Purosangue è realtà ed è semplicemente spettacolare. Quel ragazzo anni fa mandava i suoi disegni alle riviste per farsi apprezzare, oggi è uno dei designer italiani contemporanei più famosi al mondo.
Tornerò presto a leggere e a scartabellare nel mio archivio casalingo perché sono sicuro che la prossima lettura sarà ancora una piacevole scoperta.
Articolo a cura di Antonio Erario
