Janette Lart è una scrittrice e poetessa italiana, nata a Catania nel 1965. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, insegna al Liceo. Nel corso degli anni, Janette ha partecipato a numerosi concorsi letterari, ricevendo prestigiosi riconoscimenti. I suoi libri sono stati selezionati per essere presentati a importanti fiere internazionali del libro, tra cui la London Book Fair, Bologna Children’s Book Fair, Frankfurt Book Fair, Salone Internazionale del Libro di Torino. Il suo approccio bilingue le consente di raggiungere un pubblico globale, mantenendo intatta l’essenza emotiva e narrativa delle sue storie. Tra le opere più significative di Janette Lart, Il cordone di fiori spicca per la sua intensità emotiva e per l’impegno sociale che la scrittrice ha messo nel narrare una storia tanto delicata quanto urgente. Il romanzo, che è la seconda parte del sequel di Quei fiori, è stato pubblicato nel 2022 e affronta anche una delle tematiche più dolorose e attuali del nostro tempo: il femminicidio.

Con una scrittura che sa toccare il cuore, Janette Lart ci guida nel profondo di una realtà troppo spesso ignorata, quella della violenza di genere. Il cordone di fiori non è solo una storia di amore e dolore, ma una riflessione potente sulla condizione delle donne, sulla lotta per la propria libertà e sull’importanza di riconoscere i segnali di abuso e oppressione. L’autrice, con il suo stile fluido e coinvolgente, non si limita a raccontare, ma invita anche alla consapevolezza e all’azione, per sensibilizzare i lettori su un tema che resta, purtroppo, di grande attualità. In questa intervista, Janette Lart ci racconta il suo nuovo progetto letterario, un’evoluzione del messaggio contenuto in Il cordone di fiori. Attraverso un approfondimento delle tematiche trattate, l’autrice intende non solo emozionare, ma anche stimolare un cambiamento sociale significativo, dando voce a storie che meritano di essere ascoltate.
“Janette, cosa ti ha spinto a scrivere un altro libro incentrato sul femminicidio? Cosa speri di comunicare attraverso questa nuova opera?”
“Siamo ormai vicini al 25 novembre, la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, e guardandomi intorno, mi rendo conto che, nonostante misure come il codice rosso, il braccialetto elettronico e la pena dell’ergastolo, il numero di donne vittime di femminicidio continua a crescere. È evidente che la risposta non può essere limitata alla sfera legale, ma ha radici profonde nella nostra cultura. È lì che dobbiamo intervenire, affrontando e cambiando le mentalità che perpetuano questa violenza.”
“Come si distingue il tuo nuovo libro dal precedente nell’affrontare il tema della violenza sulle donne? Quali elementi aggiunge e in che modo ritieni che possa contribuire a sensibilizzare e a stimolare un cambiamento nella nostra società?”
“Nel libro Il cordone di fiori, venivano esplorate tre fasi cruciali: il dolore della perdita, il giudizio imposto alle donne vittime di violenza, contrastato da un percorso di coaching che non solo liberava le loro anime, accompagnandole nel trapasso, ma anche rendendo al contempo la comunità consapevole della vittimizzazione secondaria che spesso colpisce le vittime. Infine, emergeva la consapevolezza che denunciare la violenza è il primo passo per salvare molte altre vite. Il nuovo libro, pur mantenendo il genere del romance paranormale, ruota attorno a due indagini distinte. La prima esplora le modalità per prevenire un femminicidio, cercando di identificare quel momento cruciale nel passato in cui una relazione diventa irreversibile. Viene enfatizzata l’importanza di sensibilizzare le donne sui segnali di pericolo di una relazione tossica fin dall’inizio. La seconda indagine si concentra sugli uomini che hanno commesso femminicidio, cercando di capire come intervenire per rendere loro consapevoli del valore delle donne, a partire dall’adolescenza.”
“Ritieni che la scuola abbia un ruolo educativo fondamentale in questo ambito, o è necessario intervenire già a partire dall’educazione familiare?”
“Tutta la società ha un ruolo fondamentale nella lotta contro la violenza, a partire dalla famiglia, seguita dalla scuola, dai media tradizionali e dai social, dalle canzoni, dal mondo del lavoro e persino dalla Chiesa. Il vero problema è che spesso non sappiamo da dove cominciare a cambiare modelli che si tramandano passivamente nel tempo. Se guardiamo al passato, possiamo notare che gli stereotipi di genere hanno origini relativamente recenti, risalenti soprattutto al periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale. Pensiamo, ad esempio, ai ruoli assegnati a bambine e bambini: le ragazze-Barbie, i ragazzi-supereroi.
“Non pensi che oggi le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini e che molte posizioni di alto livello siano ricoperte da donne? In questo contesto, credi che si possa ancora parlare di patriarcato?”
“Il patriarcato come modello sociale non esiste più nelle società occidentali, se non in alcune comunità straniere che, trasferendosi nei paesi occidentali, continuano a riproporre modelli non democratici e spesso basati su una condizione di inferiorità della donna rispetto all’uomo. Tuttavia, esiste ancora un risentimento maschilista radicato nella nostra società, che oggettivizza la donna, riducendola al controllo e al possesso. Quando questo non è possibile, il risentimento sfocia in atti come il revenge porn. Un esempio eclatante è stato il caso di una pagina Facebook in cui compagni e mariti condividevano immagini intime delle loro partner senza il loro consenso. Questo episodio dimostra quanto sia forte il risentimento verso le donne libere, che spesso si traduce in violenza sul loro corpo, una violenza che avviene senza il loro consenso.”
Che significato ha il titolo “Seve(Red) Petals” e perché hai scelto un titolo in inglese?
“Il titolo è in inglese perché è la continuazione del mio libro Among Petals and Thorns, che è la versione in inglese di Quei fiori. Ho scelto di non tradurre Il cordone di fiori perché al suo interno è presente una silloge poetica che, a mio avviso, non avrebbe avuto lo stesso impatto o significato se adattata in inglese. Il titolo ‘Seve(Red) Petals’ si riferisce ai fiori recisi, come le vite delle donne vittime di femminicidio e quindi sono petali rossi.
Quando uscirà il libro e c’è in programma una versione tradotta in italiano?
Dovrebbe uscire tra un anno la versione inglese e subito dopo quella italiana. Questo libro è in un certo senso una ricerca e spero di poter maturare alla fine una maggior consapevolezza io stessa, come donna e come autrice.
Grazie, Janette, per aver condiviso con noi il tuo impegno e la tua visione attraverso la tua scrittura. Le tue parole non solo ci emozionano, ma ci invitano anche a riflettere e ad agire, affinché ogni donna possa vivere libera e al sicuro. Ci auguriamo che il tuo lavoro continui a ispirare cambiamento.
Per saperne di più @ www.janettelart.it

Articolo a cura di Massimo Basile
Editor & Founder









