Peekaboo, la borsa che dice Fendi senza bisogno di logo

Le borse Fendi hanno sempre colpito per quella capacità di sorprendere e reinventarsi, ma la giocosa Baguette e la senza tempo Peekaboo sono quelle che, più di ogni altro modello, hanno scritto la storia della maison romana e sono diventate icone di culto a tutti gli effetti. Dietro di loro, il deus ex machina degli accessori della doppia F.

“Abbiamo presentato la prima Peekaboo in una collezione del 2009. Volevo davvero lavorare su una borsa che solo i migliori artigiani possono realizzare. È una versione moderna di un grande classico. Negli anni abbiamo fatto molte versioni e taglie, l’abbiamo fatta piccola, verticale, orizzontale, grande, media, larga. Quando hai la tua Peekaboo hai una certa sicurezza. Per me questa borsa dice Fendi senza aver bisogno di alcun logo. Penso che la Peekaboo vada davvero oltre il design. È una borsa che considero senza tempo. Una borsa che rimarrà nella nostra storia per sempre” ha dichiarato Silvia Venturini Fendi, esponente di terza generazione della dinastia fashion fondata nel 1925, nel raccontare la nascita della sua secondogenita it-bag.

Baguette, che deve il suo nome alla forma rettangolare da portare sotto al braccio a mo’ di baguette francese per via della tracolla corta, le valse la consacrazione nell’olimpo della moda quando la lanciò sul mercato sul finire degli anni novanta, sancita definitivamente come oggetto del desiderio da Sarah Jessica Parker nella serie TV Sex & the City.

Peekaboo è invece scandita da un’inconfondibile silhouette trapezoidale che fa di se stessa un logo senza bisogno di mostrarne alcuno, in equilibrio fra tradizione, sperimentazione e codici d’identità che racchiudono il DNA essenziale della griffe. Agli antipodi l’una dall’altra, hanno il tratto comune di essere nate entrambe da una rottura poiché hanno detto qualcosa di nuovo, qualcosa che in quel momento non c’era. Ed è così che hanno acceso il desiderio.

Con l’intenzione di dar vita ad un modello senza fronzoli, un po’ come del resto nel suo stile, ma dal dettaglio inaspettato che le donasse quel tocco di brio, Silvia ha voluto più di tutto che Peekaboo fosse una vera e propria sintesi di savoir-faire delle maestranze artigianali, anche per rafforzare quel credo nel Made in Italy e nel suo solido valore che si trasmette nel tempo.

Dalle sue sperimentazioni – sì perché lei è cresciuta su un banco di prova, respirando moda fin da piccola – è scaturita una borsa con un design adatto alle donne ma non solo, tanto da essere negli anni diventata unisex: dall’idea al disegno, passando al cartamodello e alla selezione del pellame, a cui seguono taglio e cucitura realizzata a mano. La curiosità è l’ingrediente principale delle sue ispirazioni, così come lo è la capacità di meravigliarsi, stando a quello che lei stessa racconta.

“La moda deve essere divertente. L’aspetto ironico, fun, è sempre stato importante per Fendi, e l’abbiamo dimostrato in più occasioni. Ci piace giocare, divertire e sorprendere. Mai prendersi troppo sul serio” spiega il direttore creativo che in fatto di scommesse vincenti sulle borse ne sa qualcosa.

Non è un caso che abbia tradotto il gioco del cucù italiano nel suo corrispettivo inglese, quando ai bambini piccoli si nasconde il viso con le mani per poi svelarlo e dicendo “peekaboo!” E lo stesso accade con il design della borsa, costruita con una chiusura a girello su entrambi i lati: quando è aperta il peso degli elementi metallici fa cadere verso il basso la nappa leggerissima, creando l’iconico sorriso che ne svela l’interno. Rigorosa fuori, divertente dentro.

Il progetto Icons le racconta entrambe, valorizzandole oltre l’estetica come due pezzi timeless che varcano i confini generazionali: per questo lo shooting sotto la direzione creativa di Silvia Venturini Fendi e lo styling di Charlotte Stockdale ha quasi un’atmosfera punk con le modelle vestite di soli outfit a rete e Fendi bag. Perché il messaggio è che sono sufficienti le cose essenziali, le icone per l’appunto.

Articolo a cura di Laura Petracco

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