Giovanni Bertone, nei primi anni del 1900 era un “Carradore”, artigiano dedito alla riparazione e alla costruzione di carrozze e carretti, un mestiere a metà tra il meccanico ed il falegname. Un pioniere della creatività ed un grande sognatore. Giovanni trasferì la sua attività da Mondovì, suo paese natio, a Torino con la voglia di vivere a pieno i primi vaggiti dell’industria automobilistica e del crescente lavoro delle carrozzerie.
La sua lungimiranza avrà ulteriore conferma qualche anno più tardi con il figlio Giuseppe detto Nuccio, che farà conoscere la Carrozzeria Bertone per quelle auto che ancora oggi adoriamo.
Il Ragionier Nuccio, oltre a divenire un grande industriale, ebbe una qualità unica nel mondo del car design perché fu un abile scopritore di talenti. Per ognuno di loro ho estrapolato una vettura iconica, riconosco che è riduttivo perché in realtà ci sarebbe da scrivere un romanzo con tutte le belle auto disegnate. Vi accompagnerò in un viaggio nel magico mondo dei sogni di Giovanni e di Nuccio, trasformati in realtà da queste matite. Tra i primi stilisti della Bertone ci fu Franco Scaglione che negli anni 50 stravolge il mondo del car design con le Alfa Romeo BAT 5, 7 e 9. Agli inizi degli anni 60 Giorgetto Giugiaro con la Chevrolet Corvair Testudo proiettò l’automobile direttamente nel futuro cosmico, nel 1965 al tecnigrafo gli successe Marcello Gandini che qualche anno dopo ribaltò letteralmente i paradigmi di un automobile, con la Strato’s Zero…e non solo.
Potrebbero bastare già loro tre per allungare la lista con le magnifiche auto che hanno creato, invece no. In quella “corte di talenti” sono passati tanti altri designer importanti come Marc Deschamps che con sua Ramarro portò in scena linee tese con soluzioni inedite, lo successe al timone della Stile Bertone, Luciano D’Ambrosio di cui ricordiamo la Blitz, un’ affascinante scoperta. Nel 1997 la Carrozzeria Bertone perse il suo talent scout Nuccio, lasciando l’azienda nelle mani della moglie Lilly e delle figlie.
A continuare il flusso creativo ci pensò Giuliano Biasio con la Birusa, elegante coupé su meccanica BMW. L’inglese David Wilkie lasciò invece il segno con la BAT11 seguendo il filone tracciato da Scaglione. Nel 2010 Michael Robinson portò al Salone di Ginevra l’Alfa Romeo Pandion, che sconvolse tutti con le sue soluzioni inedite tanto da sembrare paracadutata da una navicella spaziale.
Non possiamo non citare alcune autentiche pietre miliari del design Bertone come le Miura, Countach, Marzal, Canguro, Carabo o la Runabout… chissà se Giovanni Bertone avesse mia immaginato che tante belle auto dopo un secolo avrebbero portato il suo cognome.
Nel 2014 la Bertone chiuse i battenti dopo oltre cento anni di storia, tracciando un segno indelebile nel mondo dell’automobile.
Ad ottobre 2022 la rinata Bertone ha presentato la GB110 disegnata da Andrea Mocellin, una sportiva bassa e filante. Questa però è un’altra storia con alle spalle un’eredità enorme, quasi ingombrante. Ci auguriamo possa rinverdire i fasti della più importante azienda al mondo…unica scopritrice di talenti.
Articolo a cura di Antonio Erario
