In giro per il mondo la nostra bella Italia è famosissima per la pizza. Dunque vale dire pizza = Italia? Può darsi…sarebbe molto riduttivo, quasi banale…ma iconico. Nell’immaginario collettivo la nostra nazione è famosa per il “made in Italy”, un enorme indotto fatto di moda, arredamento, artigianato, specialità culinari, ecc ecc… e belle automobili. Pensando a quest’ ultime e nello specifico al mondo del Car Design abbiamo dei marchi storici importanti quali: Bertone, Boneschi, Castagna, Frua, Ghia, Idea Institute, Italdesign, Michelotti, Motto, Pininfarina, Stola, Touring, Vignale, Zagato e tanti altri.
La storia di queste aziende è naturalmente fatta di nomi come Aldo Brovarone, Walter De Silva, Leonardo Fioravanti, Marcello Gandini, Ercole Spada, Giorgetto Giugiaro, Flavio Manzoni, Roberto Giolito, Giovanni Michelotti, Aldo Sessano, Bruno Sacco, Paolo Martin, Pietro Cammardella, Ermanno Cressoni, Giovanni Savonuzzi, Luigi Sartorelli, Enrico Fumia, Piero Stroppa, Franco Scaglione, Filippo Perini, Marco Tencone, Giuliano Biasio, Alberto Dilillo, Ercole Spada, Filippo Sapino, Mario Revelli di Beaumont, Felice e Mario Boano, Pio Manzu’ e ancora Donato Coco, Nicola Danza, Elvio D’ Aprile, Fabio Filippini, Luca Borgogno e naturalmente tanti altri (preciso che l’elenco non è in ordine di importanza)
La domanda che sorge spontanea é la seguente: anche tutti questi nomi sono = Italia? Vale anche per loro la stessa equazione pizza = Italia per identificarci fuori dai nostri confini? Vengono associati tra le nostre eccellenze? La risposta è tutta racchiusa nelle tante emozioni che scaturiscono nel mondo le vetture disegnate dalle nostre “matite tricolore”.
Quelle che esportano da anni il nostro gusto e che hanno avuto il pregio di essere autentiche ambasciatrici del nostro stile nel mondo. Oggi ce ne sono tante che valgono il nostro plauso. La scuola italiana del car design è fatta di maestria mai ostentata, di equilibri formali che hanno saputo creare autentiche pietre miliari e che hanno cambiato i paradigmi di importanti case automobilistiche, basti pensare alla rivoluzione Golf di Giugiaro, alla A5 di De Silva, alla ID19 di Flaminio Bertoni, alla Multipla di Giolito.
I nostri Car Designer oggi lavorano in tantissimi centri stile e molte volte dirigono il design di gruppi stranieri, basti citate Massimo Frascella alla Land Rover o Alessandro D’Ambrosio alla Mitsubishi. Lo fanno con determinazione, passione ed un notevole senso del gusto e delle proporzioni, tipiche della scuola italiana. E così oggi il nostro futuro lo ritroviamo in giro per il mondo dall’ America alla Cina, passando da Claudio Carbone a Luigi Giampaolo… e non solo. Dal Giappone all’ Australia, da Francesco Santillo a Maurizio Tocco.
E poi ci sono i nomi più o meno noti, quelli che lavorano nell’ombra dei team di design e che portano avanti da anni progetti che sono divenuti o diverranno realtà, sono i tanti protagonisti dell’ affascinante mondo dell’automobile che in un futuro prossimo ci auguriamo possano essere proiettati nell’ olimpo mondiale del Car Design diventando le “matite tricolori”. Il termine “bellezza” è una parola molto affascinante, quasi una caratteristica italiana e che ha contaminato anche molti marchi stranieri.
Ma ritorniamo un attimo alla pizza, quella fatta di basi solide, quel classico sapore a cui siamo legati per tradizione e semplicità, frutto spesso di intuizioni geniali e slanci coraggiosi. Dopo anni guardiamo ancora con ammirazione quelle automobili “fatte di niente”, come si dice tra gli addetti ai lavori, senza fronzoli con volumi semplici che restano nel tempo, come la Canguro di Giugiaro, la Dino di Brovarone, la Daytona di Fioravanti, la Miura di Gandini, l’ Alfa 156…giusto per citarne alcune.
E poi ci sono i cosiddetti “designer contaminati” cioè gli stranieri che da anni vivono o hanno vissuto l’ esperienza di affiancare i grandi maestri, che sono venuti in Italia attirati da questo affascinante mestiere, in grado anche loro di preparare splendide automobili all’ italiana.
Le nostre sono macchine divenute autentiche portabandiera proprio come la pizza Margherita. Un sapore semplice che resta un classico intramontabile, basti citare la 500 di Giacosa o la Panda di Giugiaro. Non è campanilismo spicciolo, ma riflessioni in un mondo globalizzato, che aprono a mille pensieri e tante considerazioni. Cito una frase che ho sentito anni fa: “in Italia si disegna in italiano” quasi a dire che la pizza è buona anche all’estero… ma fatta qui e con i nostri ingredienti è ancora più buona.
Articolo a cura di Antonio Erario
