Il mondo della bellezza: Davvero solo uno status sociale?

“Bellezza è ciò che piace, perfetta fusione di visione e gaudio” così decantava San Tommaso D’Aquino a chi gli chiedeva una definizione della stessa. Immaginiamo che il Dottore della Chiesa, si riferisse più ad una visione trascendentale, che non alle mere questioni del mondo tentacolare, pur tuttavia, è un concetto che può tranquillamente trasferirsi a faccende più terrene, che abbracciano un campo veramente ampio, dal corpo, all’arte nelle sue varie espressioni e via dicendo.

E’ chiaro che il concetto di bellezza si sia modificato nel corso dei secoli, curiosamente sempre e comunque seguendo le mode del tempo. I menestrelli medioevali, ad esempio, cantavano lodi fantasiose alle madamigelle che presto si adeguarono ai canoni richiesti, Il biondo dei pittori rinascimentali, era visto come un colore di purezza, biondi pertanto erano le Madonne e gli Angeli, nell’Antica Grecia il canone seguito era quello dell’atleta, il cui corpo perfetto era paragonabile a quello di un dio. I primi che assursero la cosmesi ad una vera e propria arte, furono gli Egizi e gli stessi sacerdoti, possono considerarsi i primi mastri profumieri, con essenze che si propagavano negli antri dei templi e che profumavano il collo di regine e principesse, vere armi di seduzione, allora come oggi.

 

Adornare il proprio corpo, è sempre stato considerato, soprattutto per le popolazioni primitive, un elemento decorativo, con tecniche che si sono affinate nei tempi e che hanno sempre costituito, ed in alcuni casi ancora costituiscono, un vistoso esempio, di come la cura della propria persona o l’esaltazione del proprio ego, rappresentino un qualcosa da raggiungere assolutamente per se stessi e per chi osserva, anche a costo di sacrifici e pratiche dolorose.

Un notevole e robusto apporto, nel campo della cura della propria persona, è quello dato dalla chirurgia, infatti, non è da molto che la stessa, una volta vista solo come una tecnica per trattare patologie organiche di vario tipo, si sia invece trasformata, nella possibilità di modificare la qualità della vita, correggendo malformazioni congenite,  o esiti traumatici devastanti, sino a creare una vera e propria specialità definita alla fine dell’Ottocento, Chirurgia Plastica, per la “plasticità” delle opzioni chirurgiche offerte per trattare un singolo caso, spesso accompagnato da sequele chirurgiche dilazionate nel tempo, per portare ad una completa, per quanto possibile, ricostruzione.

La possibilità di modificare il proprio corpo, applicando alla Chirurgia chiamata Estetica o Cosmetica, le tecniche adottate per la Chirurgia Ricostruttiva, ha costituito un vero e proprio punto di partenza per la risoluzione di casi le cui richieste partivano proprio dalle persone affette da situazioni che le stesse identificavano come malformazioni, un naso gibboso, un seno troppo voluminoso, od al contrario troppo piccolo, orecchie prominenti, addome globoso, lassità cutanea e via discorrendo.

 

La Chirurgia Estetica, non è che una delle potenziali soluzioni che il vasto panorama delle tecniche adiuvanti anti invecchiamento o come si usa dire anti-age, ci può proporre, con diverse opzioni, che implicano interventi chirurgici a volte anche complessi e non immuni da possibili complicazioni e sebbene l’odierna farmacologia ci permetta di stare bene, ovviando a qualche nostro acciacco, la sensazione che il tempo stia passando e di non sentirsi più giovani, può creare un conflitto da valutare attentamente, che però, giova sottolinearlo, non sempre la chirurgia può risolvere, il che richiede da parte del chirurgo, una certa abilità nel penetrare la psiche umana, per valutare al meglio, la fattibilità o meno di un intervento.

A cura del Dott. Edward R. Richard Battisti

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