Dall’ordine al caos, lungo l’eterno ritorno: la nuova edizione di celebreMagazine World

Ordine e caos che si scontrano in un equilibrio instabile hanno come vero protagonista il ciclo senza inizio né fine dell’eterno ritorno.

“Adoriamo il caos perché amiamo produrre l’ordine” riassumerebbe così questo paradigma l’incisore olandese Maurits Cornelis Escher che, fuori dalla costrizione dei sensi e oltre le sembianze esteriori, immagina un percorso circolare dove tutti i soggetti sono coinvolti in un processo di continua mutazione, alla ricerca del paradosso capace di intrappolare l’osservatore in un campo visivo di geometrie apparentemente irrisolvibili.

La soffitta al piano di sotto, la cantina a quello di sopra: le strutture impossibili di Escher fanno leva sul rispetto rigoroso delle leggi della prospettiva, e tuttavia finiscono per deformare lo spazio creando mondi alternativi in cui fantasioso e razionale coesistono nella dimensione dell’ambiguità.

Potrebbe essere considerata una trasformazione ordo ab chao quella del protagonista della Tetha platinum edition di celebreMagazine, il tennista Roger Federer la cui cifra stilistica di eleganza è frutto di un’evoluzione che parte da esplosioni di nervoso che di aggraziato avevano ben poco. Lui stesso ha dichiarato di aver trovato nella fiducia nel suo gioco la chiave di volta per mantenere la calma.

E la fiducia ha tutta l’aria di essere calda come la stagione che sta arrivando, capace di sciogliere il freddo delle pensierose elucubrazioni mentali, forse anche più sorridente e con lo sguardo in avanti. La fiducia in sé per permettersi di affermare qualcosa di nuovo come hanno saputo fare, fra le altre icone di cui raccontiamo, le it-bag di Fendi.

Perdersi nel saliscendi dei pensieri dicendo tutto e il suo contrario, può tradursi in una sofisticata e pungente analisi che apre prospettive dissacranti, spalancando un’unica certezza. Quella del dubbio, come in una sceneggiatura ironica dalle venature amare di Woody Allen. Oppure può trasformarsi in un incubo, in una diatriba feroce fra lumi della ragione e sopraffazione, fra sarcasmo caustico e deformazione mostruosa del grottesco.

Come in una pellicola di Stanley Kubrick dove si inseguono ossessioni e dove fotografia patinata e forme labirintiche contrastano con contenuti brutalmente violenti anzi ultra-violenti, come direbbe il personaggio più discusso della sua filmografia mentre ascolta Beethoven.

Nella luxury experience della società liquida dei nostri giorni si sta delineando una sorta di semplicità da ritorno all’Arcadia che ambisce ad una costante armonia senza contrasti netti, per quanto si sa che l’esperienza della materia viva per definizione sotto il velo della dualità di Maya.

– Special Thanks –

Articolo a cura di Claudia Chiari

Direttore Editoriale celebreMagazine World

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